Oggi, nel mio studio, ho incontrato due persone splendide con nessun legame tra loro, ma alle prese con una questione similare. Ho affrontato entrambi sintonizzandomi su quanto conosco del Work Life Balance Coaching
Lui è un cinquantenne in prima linea che porta avanti, in questo frangente economico, la sua azienda. È anche sposato, ha due figli adolescenti e sua moglie ha lasciato il lavoro in tempi non sospetti quando le donne lo potevano fare. Lei è una giovane mamma in carriera con stipendio pressoché da stagista e con poco sostegno emotivo come spesso capita alle trentenni di adesso.
Ma qual è la questione che accomuna due persone così uniche, irripetibili e con profili personali e professionali così diversificati?
È il loro personale Work-Life Balance che è tutt’altro che bilanciato perché non è mai stato pensato, meditato, progettato, confrontato e concretizzato!
La loro vita, relazionale e lavorativa, non è che un campo di battaglia quotidianamente conteso da persone e responsabilità per cui i protagonisti si sentono talune volte in colpa quando gli pare di non fare ciò che gli altri si aspettano da loro e altre volte in collera quando gli sembra di aver assecondato fin troppo tutti quanti a scapito di sé. D’altra parte, se non c’è consapevolezza di un qualsiasi aspetto della vita, non te ne occuperai finché non vivrai un disagio o un’emozione di mancanza: a quel punto non arrivare col fiato troppo corto… considera seriamente il Coaching!
Potremmo intendere il Work-Life Balance come la percezione che ognuno ha dei propri bisogni e della loro soddisfazione in ciascun ambito dell’esistenza, in modo che ogni area della vita sia in equilibrio con le altre.
Rivolgersi al Life Coach non significa dunque sentirsi dire (!) quali siano le priorità da considerare, ma poter parlare, essendo ascoltati ed accolti, e riuscire a fare il punto della propria situazione in modo consapevole e responsabile.
Per esempio… quanto poco si conoscono gli ambiti della vita che concorrono ad un Work-Life Balance soddisfacente e completo?
Raramente si pensa che la felicità, intesa come autorealizzazione, abbia una completa considerazione della salute e del benessere; del bisogno di crescita personale, delle eventuali relazioni col partner, con i figli, con la famiglia d’origine e con gli amici; dell’organizzazione domestica e la gestione economica; della crescita, delle relazioni e dell’organizzazione professionale; e finalmente il meritatissimo overtime. E non ci sono forse persone che rimandano all’infinito qualsiasi decisione e perdono tempo facendo cose che non vorrebbero fare perché reputano che gli altri ne abbiano bisogno?
Per la persona non si tratta quindi di vivere bene nonostante il lavoro, ma piuttosto di trovare la password affinché l’impegno professionale favorisca la crescita personale e la vita privata favorisca lo sviluppo creativo di quella lavorativa.
Il Coaching Umanistico sa realizzare il metodo e la strada per apprendere: a leggere ogni crisi come opportunità; a centrarsi su di sé a partire dall’ascolto delle proprie emozioni; a chiedersi se quello che si sta facendo sia marginale o essenziale per il proprio progetto di vita; a non uniformarsi passivamente alle soluzioni degli altri; a programmare i tempi sociali e privati evitando commistioni e interferenze; a curare e rendere appassionante la propria vita, sia personale che professionale, in modo che l’una possa sostenere l’altra; a considerare tempo e salute come beni preziosi, esauribili, gestibili.
Il Coach Professionista sa dunque affiancare la Persona con profondo rispetto della sua libertà, consapevole del necessario percorso poiché “Un problema non può essere risolto dallo stesso stato di coscienza che l’ha creato” (A. Einstein).
E tu, di che Work-Life Balance sei?